Quando un manager vuole avviare un processo di cambiamento incontra, necessariamente, resistenze interne. In alcuni casi però le resistenze sono solo lo specchio di un atteggiamento di cui proprio i manager, a loro insaputa, sono attori (o vittime).
Cambiare è un verbo la cui etimologia risale ai galli, i latini erano più propensi a usare un'espressione come "mutare". Quando si cambia, si sa, si fa qualcosa di nuovo, parola anche questa latina che deriva da novus e che si ritrova in quasi tutte le lingue del bacino mediterraneo e nell'area slava dall'inglese "new" allo spagnolo "nuevo", dal francese "neuf" al ceco "nový", dal gallese "newydd" al polacco "nowy". Le novità sono un asset centrale e condiviso da tutte le culture.
Si sente l'esigenza di cambiare, di norma, quando si attraversa una crisi o quando si ha timore di andare incontro a una crisi. L'errore più comune però è percepire una crisi come un fatto negativo, mentre l'origine del termine ha tutt'altra accezione: krino (κρίσις) nasce come termine agricolo, indica infatti il processo di separazione del grano dalla pula. Si tratta di un significato che rimanda alla capacità di giudizio, al discernere fra le cose buone da tenere e quelle non più utili da abbandonare. Crisi non è quindi sinonimo di problema ma di opportunità per crescere.
Attenzione: indurre e produrre un cambiamento in un'organizzazione è cosa tutt'altro che banale, per questo le visioni semplicistiche non hanno possibilità di portare a successo. Imparare a descrivere bene (e con completezza) il quadro del cambiamento è necessario. Ecco allora che pensare, ingenuamente, che il cambiamento possa partire dall'alto e propagarsi per autorità gerarchica è fallimentare; c'è anzi il rischio che questa incapacità di guardare la complessità del cambiamento, sia il prodotto di un atteggiamento inconsapevolmente ostile da parte di chi – a parole – vorrebbe far cambiare gli altri ma non è disposto a rimettersi n discussione.
Il cambiamento in azienda si può ottenere solo ed esclusivamente lavorando a fondo su sé stessi, coinvolgendo gli attori in gioco, favorendo le mutazioni e scegliendo le persone non solo in base alla gerarchia formale ma anche al carisma.
Nessuno, da solo, può generare un cambiamento. Un manager, un CEO o anche un proprietario di azienda, se vuole ottenere un cambiamento non può imporlo ma deve condividerlo. Le resistenze al cambiamento possono essere materiali, personali, emotive, culturali; senza una strategia che comprenda a partire dall'alto, persone, condizioni materiali e incentivi, nessun piano di innovazione può avere la speranza di produrre cambiamenti.
Se vuoi ottenere un cambiamento devi sincerarti che chi deve approvare, dall'alto, il tuo progetto, ne sia convinto al 100%. Essere al comando non è un requisito per ottenere il cambiamento, è necessario essere non capi ma leader, persone in grado di comprendere, motivare e trascinare gli altri. Un leader si circonda di altri leader e assieme a loro può scatenare un cambiamento diffuso.
La tua strategia, quindi, non può non comprendere un lavoro sulle tue caratteristiche personali e sulla rete di "alleati" di cui ti circondi.
Un esperto di processi aziendali come Antony Smith indica in 5 punti le basi di una strategia vincente per ottenere il cambiamento aziendale:
Come vedi, la questione è un po' più complessa di quello che potrebbe apparire a prima vista. La tua strategia non può ignorare questi punti, e non può fare a meno di un documento che descriva obiettivi, strumenti e tempi.
Per il management è irrinunciabile la formazione, che non deve essere mai generica bensì personalizzata, specifica e gratificante. La formazione serve a creare la mentalità per abbracciare un progetto innovativo: chi non comprende le tue idee non potrà mai appoggiarti.
Per i quadri intermedi è necessario migliorare la relazione. Attenzione: si lavora assieme, non è necessario essere amici, la relazione su cui puntare è quella professionale, fatta però di asset irrinunciabili quali la fiducia reciproca, l'attitudine all'ascolto e l'attenzione verso i bisogni.
Per favorire il cambiamento nei dipendenti e collaboratori è indispensabile rimuovere qualsiasi ostacolo materiale. Se vuoi fare in modo che – tanto per fare un esempio – si adottino solo protocolli Voip, devi fare in modo che la connettività non abbia downtime e sia sufficientemente veloce a garantire esperienze di chiamata soddisfacenti. Quando il cambiamento è più complesso del Voip, beh, puoi solo immaginare quali siano le difficoltà a "spianargli la strada".
Nessuno fa niente per niente. Quali incentivi hai predisposto per fare in modo che le persone abbiano voglia di uscire dalla zona di comfort? Tieni presente che qualcuno gradirà incentivi in denaro, qualcun altro in benefit, qualcun altro per semplice gratitudine… Insomma, tu e chi ti appoggia dovete conoscere le persone e per attivare le leve giuste. Insomma, serve un po' di interesse per gli altri e un po' di "human marketing"!
I driver del cambiamento in azienda sono quindi:
Ma ricorda, tutto questo ha la possibilità di dare vita a un progetto vincente solo ed esclusivamente se hai fatto mente locale su di te, se riesci a comunicare con chiarezza i tuoi obiettivi e se sei capace di redigere un piano dettagliato che comprenda obiettivi, step, persone, ostacoli e tempi.
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